lunedì 5 maggio 2008

RIME IN PILLOLE (pagina 7)

Altre poesiole satiriche, di stampo politico, circolavano a quei tempi. Eccone due:

Voialtri preti e frati
che gete* mal di Pio,
vi scannerem, per Dio,
gridando libertà.
*: forma popolare di “dicete” o traduzione del bolognese “dite” (gì).

Napoleon fa l'oste,
Vitóri al camarìr
e la regén-na d’Italia
la lavarà i bichìr!


Un'altra vecchia cantilena che si recitava ai piccini:

Cilubén pasèva al fiómm
e só mèder ai fèva lómm
mó la lómm la s’é smurzè
Cilubén al s’é andghè.

(A. Menarini, Tizio, Caio e San Petronio,1968)

Óca badàssa potrebbe derivare da un’antica cantilena infantile, ma è spesso usato per definire un tronfio donnone:

Gallo castello
Gallina costantina
Óca badàssa
Anàdra cuntàssa

Gatto graffioso
Bue cornoso.

Come scrisse Benedetto Marcello nel suo "Teatro alla moda" (1720), che consigliava alla "virtuosa" di frenare gli ardori del proprio protettore verso le altre attricette:


A nev' cuntinta d'una ch'a j avì tutt'l'impegn',
ch'a vlì far al Muscon e al Sparaguai con tutti?


dove evidentemente "sparaguai" significava "donnaiolo, cicisbeo", così uno stralcio da un sonetto scritto da un ferrarese, in occasione del Corso Mascherato di Via Santo Stefano del 1710, e riferito a certa signora Gamberini:


Fa tanto la braghiera,
ha in sterzo quel Zavaglio
ch'è un suo sparaguaglio discassato.

-
Paolo Canè

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