giovedì 25 giugno 2009

CICÀTT

E’ parola d’origine francese “chiquet” (bocconcino), che in italiano ha almeno tre significati:

1) bicchierino di liquore (il goccetto)
2) rimbrotto, rimprovero
3) immissione supplementare di carburante per avviare i motori

Curioso è che nel dialetto bolognese “cicàtt” abbia gli stessi tre significati, più altri due, come si può vedere qui di seguito:

1) bicchierino: “al s’é fàt dù o trì cichétt (o cichtén)” significa che si è bevuto due o tre bicchierini e il diminutivo non ne limita la quantità, me ne sottolinea l’evento!

2) rimprovero: “l’à ciapè un bèl cicàtt!” ciò che è una cosa diversa da “una gràn magnè ed gróggn” poiché quest’ultima la può fare chiunque, mentre il “cicàtt” e soprattutto il rimprovero di un superiore, non così grave, ma ugualmente pungente! In quest’accezione, “cicàtt” non ha il diminutivo!

3) immissione di carburante: “dài bàn un cicàtt!” Non so se ci sia ancora ma, una volta ogni moto o scooter aveva un bottoncino, pigiando il quale si immetteva un supplemento di carburante che facilitava l’avviamento del motore. Anche in questo caso si può usare il diminutivo “cichtén”.

Oltre a questi significati, che sono più o meno uguali anche in lingua (a parte forse la variante dei diminutivi), ecco gli altri due del bolognese:

4) il pezzetto di cuoio usato dal calzolaio per la riparazione di una scarpa: “ch’ai métta bàn un cicàtt (o un cichtén) int al tàch”, ma può essere anche un pezzetto di qualsiasi altro materiale per qualsiasi altro uso, come il siciliano “tacca, taccariédda” che è un pezzetto di legno usato dal falegname per riparazioni o altro.
Ma questo significato sta rapidamente tramontando presso le giovani generazioni, poiché ora non si ripara quasi più nulla: si butta il vecchio e si compra il nuovo, che spesso… costa meno della riparazione!

5) ritaglio di salumi! “A v’révv un étto ed cichétt!”. Quest’altro significato è, se possibile, in via di ancora più rapida sparizione. Una volta, quando fame e miseria erano tante, si andava dal pizzicagnolo (al lardaról) a comprare gli avanzi dei ritagli di salumi vari, mischiati tutti insieme. Il buon uomo ne faceva un cartoccio (un scartuzén) che costava molto poco, ma era tanto buono!
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Paolo Canè

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