domenica 14 giugno 2009

RIME IN PILLOLE (pagina 75)

Caustici versi di Stecchetti per criticare il sacello di Dante a Ravenna:

Dante chl'era un poeta intelligente,
appena capitò da queste bande
Patatrac! Si morì di un accidente.

Sissignori me a des a cla furstira:
"Ovì, madam, che Dant stasè in afett
Dan questo tabarine d'un timpiet
Copiè sur un modell di zucarira...

(informazione di Agide Vandini di Argenta, 2008)

Parametri antichi di bellezza: il neo peloso in faccia e la fossetta sul mento:

L’òmen al n’é brìsa bèl
s’an à al danièl;
la ragàza l’an é brìsa bèla
s’an à la burèla!

(modo di dire dei nostri nonni)

***

Lo dicevamo tutti, da bambini, quando avevamo freddo. Non ho idea sulla sua origine, anche se all’orecchio denuncia una certa aria veneta:

Che frìo, che frìo
non dico per io,
ma dico per tanti
che son senza guanti!

***

Anche questa canzone popolare la cantavamo tutti e si cantava anche molto prima di noi (infatti me la insegnò mio padre). Motivo popolare che Ciaikovskij udì in un suo viaggio in Italia e lo inserì nel suo bellissimo “Capriccio Italiano”:

Di nome si chiamava Veneranda
di nome si chiamava Veneranda,
mamma non vuole, papà nemmeno
come faremo a fare l’amor?
mamma non vuole, papà nemmeno
come faremo a fare l’amor?

(miei ricordi di bambino-filastrocche in italiano)
-
Paolo Canè

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