mercoledì 31 marzo 2010

Mérda.

Questo è l’argomento, sebbene poco raffinato, sul quale i bolognesi amano scherzare come e forse più che sul sesso. Le battute, le barzellette e le situazioni a base di tale
… materiale sono le più esilaranti per questo popolo ironico, bonario e grassoccio!
In dialetto il vocabolo mérda ha la doppia funzione di sostantivo (come in italiano, ma con la “é” chiusa) ed aggettivo, poiché è il femminile di mérd che significa “sporco”. Stesso significato hanno anche gli aggettivi spóch, lérz, simili all’italiano, ma abbiamo anche sóii (cioè infangato). Tuttavia anche l’italo-toscano non si fa mancare sinonimi riguardanti la sporcizia materiale, come sozzo, sudicio, immondo, lurido ecc., tutti vocaboli che in bolognese non esistono, tranne forse alcune forme ormai obsolete. Pare infatti che la via Senzanome, in dialetto Suznómm, avesse il significato originario di “sozzo nome” (tipo via Fregatette o simili) e che questo “sùz” fosse l’antico corrispondente di “sozzo”, ma è soltanto un’ipotesi.
Mardàn o mardàn-na sono l’uomo o la donna che si lavano poco o che tengono le cose in disordine, gente che noi apostrofiamo così:“Lulé l’é un gràn mardàn” oppure “Lilà l’é una fàta mardàn-na d’una dóna”, sinonimi di “sporcaccione (-ona)”.
Si sente dire anche: “Mérd ch’mé la lòch” cha sarebbe la pula, cioè lo scarto sporco e polveroso delle biade, “ Ch’al cìnno l’é spórch lérz” che è il massimo della sporcizia oppure “T’an vàdd t’ì tótt sóii?” a chi ha le scarpe infangate, ma non credo esistano altri aggettivi o almeno adesso non li ricordo.
Tornando al sostantivo mérda, anche in questo caso abbiamo varie curiosità. Così viene chiamato l’escremento umano (oltre a strànz!), ma anche quello di cavalli, cani, galline, piccioni, ecc., mentre lo sterco di mucca, che in italiano si chiama “bovina” e localmente “buina”, derivato dal latino (merdam) bovinam, nel nostro dialetto assume una curiosa forma peggiorativa, buàza, quasi ad esagerarne la dimensione; buàza, chissà perché, viene definita anche una grande stanchezza o la crisi di sportivo che esageri col “doping” (a sua volta detto bùmba come i beveraggi dei bambini!).
Gli escrementi animali di più piccole dimensioni, a partire da quelli degli ovini, fino a quelli di topi o di altri piccoli animali, vengono detti caganèl, che noi traduciamo disinvoltamente nel nostro italiano con “caganelle”! “Guèrda tótti ch’él caganèl ed pìgra!” oppure “Qui è pieno di caganelle di topo!”
Un detto, molto volgare, quando si parla di una giovane mamma, è: “L’à fàt al strunzlén” che non è ciò che sembra, ma…il bambino, specie il primo figlio!
Esiste anche il vocabolo mardóch che i meccanici usano (o meglio, usavano) per indicare quell’impasto di sapone e segatura, adatto a ripulire le mani sporche d’olio. Oggi esistono prodotti specifici, tuttavia è per questo che il cognome anglofono Murdoch (pron: Màrdoch) ha noi fa sempre ridere!
Mardochèo, che fa il verso all’omonimo personaggio biblico, viene apostrofato il bambino (ma anche l’adulto) sporcaccione, nel bolognesissimo modo (non troppo) ironico di prendere in giro la gente. Concludo con l’esclamazione “mérda, Zanibàn” che si riferisce ad un certo Zaniboni, che sembrerebbe collega del più famoso Luvén, ma che è certo una variante del detto “Mùdla, Zanibàn” già menzionato altrove!

Paolo Canè

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